Marozzi, Flixbus e Busitalia Fast
di Roberto Sommariva Busitalia Fast ha presentato richiesta per 60 autorizzazioni. Marozzi mette in mobilità 85 dei suoi 92 autisti, Flixbus si lamenta per gli emendamenti anti-FlixBus presentati in Senato. Giuseppe Vinella punta il dito contro gli autobus ‘verdi’ rei di «aver provocato una forte contrazione di clienti e fatturato», Andrea Incondi dice di non […]
di Roberto Sommariva
Busitalia Fast ha presentato richiesta per 60 autorizzazioni. Marozzi mette in mobilità 85 dei suoi 92 autisti, Flixbus si lamenta per gli emendamenti anti-FlixBus presentati in Senato. Giuseppe Vinella punta il dito contro gli autobus ‘verdi’ rei di «aver provocato una forte contrazione di clienti e fatturato», Andrea Incondi dice di non voler accettare «le accuse di Vinella» e dichiara che il settore delle autolinee a lunga percorrenza è popolato da moltissime imprese «molte della quali stanno aumentando i loro fatturati, migliorano i servizi e aumentano le linee».
Marozzi, autisti in mobilità
Insomma un palleggio di responsabilità e di accuse e che fa discutere il ‘popolo’ dell’autobus, e non solo. Ma che cosa c’è veramente dietro tutti queste dichiarazioni? Una cosa è certa gli 85 autisti Marozzi saranno messi in mobilità. Anav aveva già avvertito i sindacati nella riunione del 7 marzo scorso della «criticità della situazione del settore e dell’azienda in oggetto (Marozzi n.d.r.)» e lunedì scorso ha ribadito «l’invio, non più procrastinabile» da parte della Viaggi e Turismo Marozzi «di una procedura di mobilità ai sensi degli articoli 4 e 24 della legge 23 luglio 1991, n.223». In altre parole il tatticismo è finito, si gioca a carte scoperte. Ma intanto Vinella dichiara che la «Marozzi non chiude ma piuttosto si “ristruttura” – nel rispetto delle normative e circolari vigenti – per meglio competere sul mercato e garantire alla clientela standard ottimali in sicurezza, qualità e affidabilità» e poi rincara la dose con: « se lo Stato ritiene che dobbiamo diventare tutti una piattaforma. In piattaforma ci trasformeremo». Ed è proprio qui il nodo della questione. Ora sembra tutto più chiaro. Vinella ha infatti deciso di abbracciare un modello simile a quello di Flixbus, e non sarebbe nemmeno il primo a farlo in Italia. Marino di Altamura l’ha fatto da tempo e molti vettori hanno iniziato a coprire tratte in nome e per conto della Marino Autoservizi.
Marozzi, Vinella chiarisce
A suffragare questa ipotesi è lo stesso Giuseppe Vinella che ha dichiarato che Marozzi non taglierà le linee. «Piuttosto ne attiveremo altre, ma con nuovi partner che utilizzeranno il brand Marozzi. Se una norma dice che per le autolinee non è più necessario essere trasportatori ma basta esserlo virtualmente, ci adeguiamo». Vinella ce l’ha con l’interpretazione di una circolare ministeriale che, nel 2015, ha permesso di operare nel settore dell’autotrasporto anche con un raggruppamento di imprese in cui non ci siano soggetti che fanno autotrasporto. Norma che secondo Flixbus ha invece giovato al mercato. «Che il settore sia in forte crescita non lo dice FlixBus, lo dicono i dati: un recente studio del Politecnico di Milano — ha dichiarato Andrea Incondi — parla di un forte aumento della domanda, confermato da un’indagine Art che attesta la crescita negli ultimi due anni nell’ordine di circa il 15-18%, riconducibile sia alla creazione di nuovi segmenti di clientela, sia alla sottrazione di passeggeri da altre modalità di trasporto e dalla mobilità privata, con potenzialità di crescita positive anche per i prossimi anni».
Marozzi, Flixbus dice no
FlixBus evidenzia inoltre di aver «da sempre appoggiato l’istituzione del tavolo di lavoro definito dal ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, di concerto con quello dello Sviluppo economico, e finalizzato a individuare i principi e i criteri per il riordino della disciplina dei servizi automobilistici interregionali di competenza statale, un tavolo nel quale Vinella — nel suo ruolo di presidente di Anav — sarà protagonista». «È evidente che sia quella la sede opportuna — conclude Incondi — per ridefinire le regole del settore». Insomma, la storia continua.