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Liberalizzazione immaginaria. Questo il titolo all’assemblea pubblica organizzata oggi da Anav Lombardia. Ad aprire i lavori Alberto Cazzani, presidente di Avan Lombardia. «I responsabili del rilancio del tpl sono nostre. La mobilità è un driver fondamentale per la crescita dell’economia. Dobbiamo reagire velocemente perché il fantasma della liberalizzazione si aggira attorno alle nostre strade, anzi ai nostri autobus. Liberalizzazione che a me sembrano immaginarie nel nostro Paese, nella nostra Regione. Il processo di liberalizzazione del pubblico servizio dovrebbero mettere l’utente nelle condizioni di scegliere. Il libero mercato dovrebbe, infatti, permettere l’ingresso nel mercato a tutti coloro che producono qualità, ma in Italia non sembra essere così. E sono certo che le gare sono lo strumento adeguato, a patto se fatte come si deve». Il presidente Cazzani, rispetto all’apertura del mercato si chiede. «È giusto che Ferrovie dello Stato abbia puntato il dito sulla gomma? È giusto che il monopolista della ferrovia abbia messo nero su bianco l’obiettivo di arrivare al 25 per cento di quota di tpl su gomma entro il 2025?».

Alberto Cazzani: il nemico? La nostra auto

Ma Cazzani guarda oltre e mette a fuoco il grande nemico del trasporto pubblico: l’automobile privata. «L’auto resta ancora il mezzo di trasporto preferito. Solo due italiani su 10 preferisce l’autobus. Eppure le tariffe sono basse ma questo non è sinonimo di maggiore offerta, anzi. Qui da noi vige ancora il monopolio. Infatti dal decreto Burlando del 1997 tutto è rimasto come prima. Questo fallimento è dovuto principalmente all’atteggiamento delle amministrazione, che sono anche proprietarie delle aziende che erogano il servizio di tpl. Un’assurdità tutta italiana».

Alberto Cazzani, la Lombardia guida il Paese

E in Lombardia? «Con i suoi 850 milioni di euro del solo Fnt e 80 imprese attive nel comparto, la Lombardia era ed è ancora la Regione che investe il maggior numero di risorse e la seconda per produzione in bus-km. Rispetto all’anzianità media dei mezzi poi, vanta due anni buoni di differenza in meno. Il Tpl lombardo necessita, per finanziare tutte le sue modalità di trasporto (autobus, treni, tram, metropolitane) di oltre 2 miliardi di euro all’anno, riparti tra Stato, Regione Lombardia, Enti Locali e utenti». Ma il presidente Cazzani non ha dubbi sul percorso attuativo. «I tre punti sostanziali per scrivere una pagina del tpl in Italia sono la contendibilità, la congruità delle basi d’asta (introducendo i costi standard) e superare i conflitto d’interessi. Attenzione, perché la gestione più a rischio è quella controllata da sé stessa: essa ha in sé il germe del pericolo. La liberalizzazione e la concorrenza sono l’unica via per allocare le risorse e rendere efficiente il servizio».

Raffaele Cattaneo, le gare e la liberalizzazione non sono la soluzione

«Le liberalizzazione non è tema centrale, cedetemi». Questo l’incipit della relazione di Raffaele cattaneo. Presidente del consiglio Regionale Lombardia. «Dalla legge 6 (4 aprile 2012) sono passati cinque anni, io sono il padre di questa legge che poi ho affidato ad altri. Io non sono mai stato un grande sponsor della pianificazioni rigide e delle liberalizzazioni selvagge. E per questo vi chiedo, la liberalizzazione è la chiave della soluzione dei problemi del tpl? Devo ammettere che il nostro non ha i connotati di un mercato. I prezzi dei biglietti sono troppo bassi ed è un sistema che si poggia sui contributi pubblici e non risponde ai dogmi del mercato. Il nostro sistema viaggia su autobus con un’età media troppo alta vecchi e abbiamo poche aziende. Questo non è un mercato. Forse è un socialismo reale ben organizzato ma non è un mercato». Ma Catteneo fa un passo in avanti. «Il punto chiave però è questo: la mobilità è un diritto o un servizio? Perché se è un servizio la logica deve essere quello del mercato. Se invece è il secondo, cioè un servizio, questo deve essere gratuito e garantito dal pubblico. E la mobilità cos’è? Io penso che è un diritto e un servizio allo stesso momento. Guardare al mercato è un grande errore e infatti la liberalizzazione è immaginarie. E se la mobilità non è la telefonia e non è la giustizia, l’ennesima domanda da porre è questa: ma effettivamente sono le gare il principio fondamentale per risollevare il servizio? Non penso proprio. E nell’articolo 1 della legge 6 è chiaro. Dobbiamo spingere sui sistemi ibridi. E la sanità deve essere un modello».

Giuseppe Vinella (Anav), Fs non è uno stortura

«Noi siamo i soggetti che erogano il trasporto pubblico locale e che devono far quadrate i bilanci perché siamo impresa». Parte da qui l’intervento di Giuseppe Vinella, Presidente di Anav, che oggi è intervento all’assemblea pubblica dei Anav Lombardia. «Dal 1997 parliamo di liberalizzazione, ma questo processo sembra rallentare anno dopo anno. Non lo possiamo permettere. Noi quando parliamo di liberalizzazione parliamo di un concetto che noi vogliamo innestare nel mercato per il mercato. Vedete, il decreto 50 detta ancora norme che vanno verso l’apertura del mercato attraverso le gare». Eppure il Paese sembra andare verso un’altra direzione. «La legge penalizza con un taglio del 15 per cento in termini di corrispettivi chi opta per l’affidamento in house, e questo doveva essere un deterrente. Ma non è così, anzi sembra il contrario. Eppure almeno il 10 per cento del servizio tpl, anche in caso di affidamento diretto, dovrebbe essere messa a gara, lo dice l’articolo 4bis del decreto del 78 del 2009. Questo significherebbe mette a gara 100-110 milioni di chilometri, non pochi». E poi un appunto sul ‘nuovo’ che avanza. «Dinnanzi a una gara ci sono approcci diversi, dipende se si utilizzano i fondi di 55 milioni di abitanti o quelli di risparmi di famiglia, sapete non è proprio la stessa cosa. Quando vediamo l’arroganza ci fa male, arroganza che arriva da un’azienda che utilizza fondi pubblici. Se Fs oggi si eleva a salvatore della patria, sinceramente è una stortura del mercato»

 

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