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di Roberto Sommariva

Industria Italia Autobus, siamo vicini ad una svolta. Quante volte abbiamo letto questa frase? Forse troppe, e molte volte a sproposito. Eppure qualcosa si sta mettendo in moto. Martedì 29 gennaio, cioè settimana prossima, si formalizzerà l’aumento di capitale (pubblico) che segue l’assemblea dei soci del dicembre scorso dove si era di fatto sottoscritto un patto tra Karsan e Leonardo (alias Finmeccanica). Il costruttore turco, secondo tale accordo, si sarebbe portato a casa il 70 per cento di IIA mentre l’azienda di stato un 30 che scontentava tutti, soprattutto i lavoratori. Martedì 29 gennaio Invitalia metterà mano al portafogli (si parla di 31 milioni di euro) sfilando la maggioranza di Industria Italiana Autobus a Karsan la quale, secondo alcune indiscrezioni, passerà al 15 per cento. A spartirsi la fetta più grande saranno quindi Invitalia (al 50 per cento) e Leonardo al 35. In buona sostanza IIA torna in mano statali (non sfuggirà ai più l’assenza nella compagine di Fs…) con l’obiettivo di rilanciare la produzione di autobus in Italia.

Industria Italia Autobus, gli investimenti

Bene. Ma i 31 milioni di euro a cosa serviranno? Innanzitutto ad assicurare la cassa integrazione ai lavoratori di Flumeri (in cassa da circa 8 anni) e a quelli di Bologna. Ma gran parte dell’investimento sarà finalizzato alla ristrutturazione dei due siti produttivi che, in linea teorica, dovrebbero sfornare, nel breve periodo, una cosa come 330 unità, cioè gli attuali ordinativi di Consip. Domanda. Ma se le due fabbriche italiane necessitano di una pesante ristrutturazione, come potranno assicurare questi volumi produttivi? Risposta. Non potranno, ma è qui che entra in scena Karsan che dispone di una fabbrica ad Akcalar (vicino a Bursa, Turchia) costata all’epoca (1988) qualcosa come 70 milioni di dollari. Un sito produttivo che ho visitato personalmente un paio d’anni fa e che posso assicurare non avere eguali, per tecnologie adottate, con nessuno presente sul quadrante europeo.

Industria Italia Autobus, Karsan e Consip

Secondo questa ipotesi Karsan assicurerebbe la produzione e la consegna dei Classe I oggetto della gara Consip mentre in Italia si ristrutturerebbero Bologna e Flumeri. Stabilimenti che per essere ammodernati assorbiranno, presumibilmente, ben più dei 31 milioni di euro messi sul piatto da Invitalia, società che nel prossimo biennio dovrà ricapitalizzare, liquidare Karsan (che con le consegne Consip potrebbe rientrare in parte o in tutto dei debiti prodotti), investire in sistemi di trazione elettrica e ricomporre una struttura (il capitale umano) che negli ultimi anni si è sfilacciata. Costo totale per il contribuente? Una montagna di euro. I dettagli dell’operazione ce li diranno, tra qualche anno, i membri del prossimo esecutivo che, come da tradizione, smantelleranno tutto quanto fatto da quello attuale…E allora sarà lampante che la via del ‘privato’ sarebbe stata la più lieve. Chiudo con alcune domande, non essendo io un economista: oggi in Italia è ancora sostenibile una produzione di autobus? E’ davvero pensabile che un autobus prodotto in Itala possa competere, sul piano dei costi, con uno fabbricato in Turchia? E’ possibile che da circa 10 anni lo stabilimento di Valle Ufita sia considerato, dal potere politico, merce di scambio e bacino elettorale e non un problema da rivolvere?

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