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di Gianluca Celentano (conducente bus)

In forma a volte colorita e in altre molto più diplomatica, i colleghi si esprimomo spesso sull’esperienza di Flixbus ma anche sulle prospettive future del settore. Si percepisce tanta rabbia e preoccupazione. Dalle notizie sui giornali e dalle pagine web dei gruppi che racchiudono numerosissimi colleghi – sicuramento più di 15 mila – si evince un forte dissenso verso lo sfrenato liberismo di Flixbus, almeno per certe linee. Le motivazioni risiedono negli scarsi guadagni rispetto un impegno costante fuori sede di 12 ore al giorno. A pari passo dei colleghi impegnati con i bus verde arancio, vi sono gli autisti dei grandi gruppi ma anche di piccole società che da sempre hanno garantito ottimi servizi di linea interregionale e che, per effetto domino, lamentano coerentemente di come sono state abbassate le loro aspettative remunerative per adeguarsi soprattutto al grande low cost tedesco.

Il ricavato rimane fuori Italia

Infatti non si percepisce una tensione tra autisti e aziende ma semmai una rassegnazione tra autisti e istituzioni che hanno imposto in questi anni delle direttive autoritarie senza guardare troppo alle conseguenze delle loro scelte, che peraltro risultano scarse di regole e tutele per le imprese italiane.
Uno degli aspetti più importanti – e forse il principale – che penalizza questa maratona al liberismo, è il non investimento in Italia di parte dei ricavati.
Il gestore in sostanza deve sopravvivere con la sola vendita dei biglietti in una percentuale poco favorevole.
A pari passo con questo aspetto va ricordato che agli esordi di questa avventura fluo, vi erano numerosi articoli e affermazioni che prospettavano nuovi posti di lavoro per poter sostenere i servizi di linea; ma già dopo il primo anno – anche grazie al web – ci si è accorti che le cose non stavano proprio così; le assunzioni sono state davvero pochissime e i servizi vengono svolti da autisti già assunti e spostati a turno per svolgerlo.
Si è generato un malcontento tale che ha visto e imposto in certe aziende lunghe contrattazioni sindacali in un momento economico dove anche e già a causa della spending review le risorse risultano ai minimi
storci relegando il settore ad un vero e proprio incubo. Va anche detto che austerità e necessità di liquidi hanno portato molti gestori a sperimentare l’adesione a Flixbus per agevolazioni contributive, salvo poi fare una retromarcia per carenza di aspettative a danno anche degli autisti.

Flixbus non va demonizzato

Quindi norme da cambiare? Si spera di sì ma bisogna prendere la faccenda con propositività senza demonizzare la linea internazionale del trasporto persone su gomma che Flixbus ha insegnato: un confortevole, utile ed economico collegamento della nazione, che si ramifichi dalle linee ferroviarie veloci in un contesto giovane e moderno.
Il web poi, sempre leggendo gli scambi d’opinione dei colleghi, traccia una chiara mappa dei gestori più attenti alle necessità dei conducenti rispetto a coloro che, seppur con le loro ragioni, non considerano un aspetto fondamentale ascoltare ed interagire con il personale alla guida. Nel contesto mediatico poi, risiedono speranze sui pensionamenti che aprirebbero la strada a nuovo lavoro nel settore.
Quindi, regole chiare e non lesive per il mercato italiano, lavoro e dignità di quest’ultimo: sembrano essere i punti che negli ulimi giorni sono argomento di discussione politica per quanto ci riguarda, anche alla luce del recente incontro tra le parti e il ministro Delrio.

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