Gara tpl di Pavia, le puntate precedenti
Ma andiamo per ordine. Inizialmente la vittoria aveva arriso alla cordata di attuali gestori, successivamente esclusa in quanto il consorzio Tplo (formato da Stav, Sapo, Line, Pmt e Stac) in sede di offerta non ha indicato quali parti del servizio sarebbero state svolte dai singoli consorziati. Il ricorso di Tplo è stato sostenuto da Anav, un appoggio bollato come inammissibile dai giudici amministrativi poiché «l’interesse all’aggiudicazione dell’appalto oggetto di gara è interesse individuale del singolo associato, e non del gruppo sociale di riferimento della associazione». Per alcuni funzionari della provincia incaricati del bando erano scattati degli avvisi di garanzia. Era il dicembre 2016 quando il Tar bocciò il ricorso.
Alberto Cazzani: «Le liberalizzazioni sono morte»
Ma non era finita qui. Il Consiglio di Stato, nel giugno 2017, ha respinto il ricorso che era stato presentato da Alberto Cazzani, consigliere delegato del consorzio Tplo formato da Line, Pmt, Sapo e Stac contro la decisione della Provincia di assegnare il contratto da 125 milioni di euro ad Autoguidovie. Dopo il Tar, anche i giudici amministrativi romani hanno dato torto agli operatori locali, condannandoli pure al pagamento delle spese. In seguito alla sentenza, Cazzani è intervenuto così: «Che la concorrenza sia una mera facciata in Italia lo dimostra il fatto che Autoguidovie (Agi), azienda peraltro non del territorio pavese, è l’“appendice privata” di Ferrovie dello Stato, in quanto condivide con Busitalia, azienda interamente di Fs, l’amministratore delegato. È anch’essa un’azienda pubblica. Dall’inizio delle liberalizzazioni, circa quindici anni fa, le aziende pubbliche sono passate dal controllo dell’81% dei servizi al 84%. E le gare in corso, come quelle appena assegnate, ci fanno pensare a un trend ulteriormente in crescita».
Gara tpl di Pavia, per Stav è conflitto d’interessi
Stav nei giorni scorsi ha pubblicato il dossier della riscossa. «La gara è stata indetta e celebrata attraverso regole poco trasparenti – si legge nella prima puntata del testo pubblicata sul canale facebook di Stav -. Il conflitto di interessi ha inquinato i rapporti tra la stazione appaltante e la società cui poi è stato assegnato l’appalto. Le personalità coinvolte hanno schiettamente mancato della oggettività richiesta e ritenuta necessaria. Nelle prossime pagine saranno ripercorse le tappe dell’accaduto. Attraverso una cronologia serrata si avrà un quadro chiaro del caso. Dagli intrecci di ruoli e incarichi emerge una fitta trama che rappresenta un inequivocabile conflitto di interessi». Poi, il dossier proseguirà tracciando i «profili dei protagonisti: chi ha voluto e chi è responsabile di tutto questo e ancora chi l’ha messo in pratica. Persone su cui la Procura di Pavia sta indagando, perché evidentemente i sospetti che qualcosa non sia andato per il verso giusto non sono soltanto nostri. Sarà poi la volta delle anomalie che hanno portato le aziende a intervenire con i propri legali rappresentanti, per fare emergere i conflitti di interesse e le perplessità sull’intera procedura. In particolare, ci si soffermerà su due elementi che, a nostro giudizio, risulteranno davvero lesivi per l’intero territorio. Il ritorno al diesel per i mezzi utilizzati e la sensibile riduzione del personale addetto al perimetro costituiscono una seria minaccia alla sostenibilità ambientale e agli equilibri sociali della nostra provincia. Nelle conclusioni ci si soffermerà sui principi e sui valori feriti dalla vicenda». Ma guai a parlare di j’accuse o di denuncia: «il Gruppo intende fare luce su un episodio di illegalità, in cui sono coinvolti esponenti della politica locale, istituzioni e imprese. Un episodio ha irrimediabilmente sfregiato il nostro territorio. Noi non raccontiamo un complotto. Ci limitiamo a fornire le adeguate informazioni di quello che è accaduto».