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Roberto Sommariva

C’è un dato, tra i molti contenuti nel Libro Bianco sulla Mobilità e i Trasporti presentato da Eurispes in occasione del Citytech, che dovrebbe essere ricordato e ribadito in ogni dibattito, convegno, discorso sul tpl. Oggi il trasporto privato costa ad una famiglia italiana 17 volte in più rispetto a quello pubblico. Tenendo conto che la spesa sostenuta dagli italiani per il trasporto privato è pari a circa il 13 per cento del proprio reddito disponibile… significa che il tpl incide sui bilanci familiari per meno dell’1 per cento. Briciole, insomma. Che tuttavia pesano un quintale e che confermano come il sistema di trasporti italiano sia irrazionale, sbilanciato e poco europeo. Detto questo, siccome non risulta dagli studi sociologici che l’italiano medio abbia un tasso di autolesionismo superiore alla media (europea), se questa situazione si è andata creando e consolidando nel tempo è chiaro che anche il trasporto pubblico in versione tricolore ha le sue belle responsabilità. E che malgrado i palesi vantaggi economici resta di fatto poco appetibile. Da dove cominciare, dunque? La risposta non è facile, soprattutto per una realtà come quella italiana, per la quale è impossibile fare un discorso generalizzato. Anche tra le grandi città – prendiamo, ad esempio, Milano, Roma, Napoli – esistono differenze macroscopiche. “Roma per attestarsi sull’offerta di Milano dovrebbe aggiungere circa 2.000 chilometri di linee a quelli attuali, mentre Napoli dovrebbe quasi triplicare l’estensione delle proprie linee. Il numero di fermate dell’autobus di cui Roma dovrebbe essere dotata per avere la stessa densità infrastrutturale di Milano dovrebbe salire ad oltre 22.000 (ben 15.000 più di quelle presenti nel 2012) e dotarsi di 800 mezzi in più”. Ma chi sarebbe in grado (oggi) di affrontare questi investimenti? Una possibile risposta la fornisce la stessa Eurispes: le risorse potrebbero “generarsi” all’interno dello stesso sistema, puntando ad esempio a un aumento della velocità media di circolazione dei mezzi. Ma non solo. “Relativamente agli itinerari semaforizzati preferenziali è stato stimato che un incremento di velocità del 50 per cento consente un risparmio delle risorse impiegate sulle linee interessate del 30 per cento”. Tutte cifre sulla carta, da verificare anche sul campo. Ma lo spunto è interessante e varrebbe la pena approfondirlo.

 

 

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