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“La sicurezza raccontata dall’industria”. Il centro studi Aci fornisce la cornice; Iveco, Volvo, Scania ed Evobus illustrano lo stato dell’arte tecnologico e le prospettive dei propri gruppi.

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Gli incidenti sono frutto di concause

Francesco Ciro Scotto della Fondazione Caracciolo (centro studi Aci), ha tenuto un focus sul tema della sicurezza stradale. Un tema su cui è già intervenuto in giugno in occasione di una tappa dedicata del Mobility Innovation Tour 2019. «I trend in termini di incidentalità sono in discesa. Confrontando il dato con il parco autovetture c’è un sostanziale allineamento. Le tre leve di azione su cui intervenire sono veicolo, uomo e infrastrutture. È bene premettere che, per semplicità, parleremo di cause, ma gli incidenti stradali sono sempre il frutto di concause. È l’interazione delle concause che determina fenomeni di incidentalità stradale».

Sicurezza stradale, le infrastrutture sono centrali

«Le infrastrutture sono un tema centrale – ha proseguito Ciro Scotto -. Per capire l’importanza delle infrastrutture nella partita della sicurezza devo cito un dato. L’80% dei morti si registra nel 20% dei tratti più pericolosi. In Italia c’è una vera emergenza manutentiva della rete extraurbana secondaria. In media per la rete extraurbana e provinciale si spende 3.500 euro a km contro i 100.000 della rete ANAS e 147.000 della rete autostradale. Se ne dovrebbero spendere in media 13.000 a chilometro per quella ordinaria, e 33.000 per quella straordinaria. Non è una cifra folle. È un impegno che richiederebbe un investimento incrementale di 5,6 miliardi di Euro. Un investimento di questo tipo fra effetti diretti, indiretti e indotti, genera quasi 120.000 occupati e quasi un punto di PIL».

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Incidenti: il fattore umano

Proseguendo nel suo intervento, Ciro Scotto ha sottolineato: «L’altra leva di intervento è costituita dai comportamenti. I comportamenti sono altamente strategici. Se volete avere misura del divario basta osservare la curva di incidentalità per fascia di età. Giovani e anziani che hanno, per motivi diversi, una guida a più alto rischio sono anche i soggetti con i più elevati tassi di sinistrosità. L’incidentalità stradale è la prima causa di morte fra i giovani. Per i conducenti professionali è un rischio altissimo, perché gli incidenti stradali sono la prima causa di morte sul lavoro, molto più di altri morti che fanno tanto più rumore, ma numericamente sono meno significativi».

Sicurezza stradale, la tecnologia salva la vita

Inutile puntualizzare quanto sia pericoloso distrarsi a causa del telefonino: «A 100 km/h leggere un messaggio sul telefonino per 3 secondi equivale a chiudere gli occhi per 80 metri», sempre Francesco Ciro Scotto. E il veicolo? «Può compensare l’errore umano, limitare i danni e sopperire alle carenze delle infrastrutture. Con un veicolo immatricolato da meno di 3 anni, rispetto ad uno con più di 10 il rischio di mortalità si riduce anche del 40%. La principale leva di intervento sono gli ADAS. Alcuni studi più recenti dimostrano che l’AEB può evitare fino a 2 incidenti su 10».

Evobus: noi i leader della sicurezza attiva

Riccardo Cornetto, Direttore Commerciale coaches EvoBus Italia, «Siamo gli unici nel mondo dell’autobus a proporre l’Aba 4, un sistema in grado di riconoscere, e avviare frenata d’emergenza, in caso di ostacoli in movimento. Altro elemento di sicurezza attiva è il Sideguard Assist, un occhio elettronico che controlla tutto quanto accade nell’angolo a destra dell’autobus». Ma non finisce qui: «Le nuove carrozzerie consentono un coefficiente di penetrazione dell’aria molto migliorato: ciò significa maggiore aerodinamicità, minori consumi e minori emissioni».

Come sarà l’autobus del futuro? «Ancora su ruote. Senz’altro autonomo e senz’altro, per il tpl, elettrico. Dovrà diventare più attrattivo. E magari, sulla scorta della digitalizzazione, sarà possibile far muovere gli autobus lungo le direttrici che gli utenti definiranno tramite dispositivi tecnologici».

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Iveco Bus, minibus al top

«Gli standard di sicurezza dei nostri nuovi minibus superano quelli delle automobili», ha affermato Giorgio Zino, responsabile sud Europa di Iveco Bus. «Oggi come oggi pensare che lo switch all’elettrico possa avvenire domani non è possibile. C’è un percorso di evoluzione tecnologica che un giorno, forse, potrà permettere l’utilizzo dell’elettrico anche in interurbano».

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Scania, il gas per il Classe II

Roberto Caldini, direttore divisione bus & coach in Italscania, «La sicurezza è una catena. Il conducente è un anello fondamentale. È importantissima la formazione. Ci sono altri anelli cruciali di questa catena: uno è la rete di assistenza, su cui Scania ha investito tantissimo. Solo formando meccanici e officine possiamo garantire sicurezza dei nostri mezzi. Il quarto anello è il ricambio originale». Ultimo anello, «il contratto di assistenza e riparazione. Abbiamo introdotto manutenzione flessibile: abbiamo mezzi sotto controllo costante, e garantiamo manutenzione ad hoc».

Uno sguardo all’extraurbano: «Il gas compresso è una tecnologia nota. Il gas liquido è una tecnologia molto nota nel gruppo Scania. Stiamo per consegnare i primi autobus interurbani a gas liquido ad Lng d’Europa».

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Volvo, l’accento sui conducenti

Focus sulla nuova gamma Volvo 9000 con Alessandro Verdecchia, general manager di Volvo Bus Italia, che ha messo l’accento sui sistemi software di sicurezza, come il Volvo Zone Management, tramite il quale «è possibile impostare una velocità massima su una determinata area, magari in corrispondenza di una scuola e di un ospedale, direttamente da remoto».

«È importante investire sui conducenti – ha proseguito -. Oggi a Misano lanciamo il Volvo Buses Driver Development, un contenitore di offerte formative dedicate ai conducenti. Si tratta di corsi in grado di fornire competenze allargate: cosa fare in caso di emergenze, come utilizzare il defibrillatore. Vogliamo allargare il concetto di conducente e creare un vero e proprio professionista».

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