Legge di bilancio e nuovi emendamenti anti-Flixbus
Non c’è fine agli emendamenti anti-Flixbus. L’azienda denuncia la presentazione di un nuovo documento (anzi, cinque) volto a modificare la strutturazione del modello di business messo in campo dalla startup tedesca in Italia, fondato su una cinquantina di ati con imprese locali. Emendamenti anti-Flixbus alla legge di bilancio 2018 A pochi mesi dalla conclusione delle vicissitudini che hanno […]
Non c’è fine agli emendamenti anti-Flixbus. L’azienda denuncia la presentazione di un nuovo documento (anzi, cinque) volto a modificare la strutturazione del modello di business messo in campo dalla startup tedesca in Italia, fondato su una cinquantina di ati con imprese locali.
Emendamenti anti-Flixbus alla legge di bilancio 2018
A pochi mesi dalla conclusione delle vicissitudini che hanno visto Flixbus oggetto di ripetuti attacchi in Parlamento, la società apprende di cinque nuovi emendamenti contra aziendam presentati alla Legge di Bilancio. Gli emendamenti, si legge nella nota diramata dagli uffici milanesi di Flixbus Italia, sono di diversa provenienza ma tutti pressoché identici nella sostanza a quelli che hanno punteggiato le cronache della primavera – estate 2017, finendo ogni volta “cassati” da provvedimenti successivi. Tali emendamenti erano stati inseriti prima nel decreto Milleproroghe, e poi in Manovrina salvo poi essere corretti dal Parlamento che, nel dl Sud, ha ripristinato per l’azienda la piena facoltà di operare sul mercato italiano, ribadendone la piena legittimità.
Incondi: Flixbus crea lavoro
Andrea Incondi, Managing Director di FlixBus Italia, ha commentato: «Riaprire la discussione sulla legittimità di Flixbus renderebbe questa vicenda surreale. Vorremmo finalmente concentrarci sui servizi ai passeggeri o sullo sviluppo delle aziende locali che insieme a Flixbus stanno creando centinaia di nuovi posti di lavoro. Eppure un nuovo attacco alla concorrenza ci costringe a dover rivendicare ancora la nostra piena legittimità: auspichiamo che il Parlamento non debba smentire se stesso a distanza di pochi mesi e chiediamo al Governo di farsi garante – una volta di più – della certezza del diritto, che in questa vicenda rischia di essere messa seriamente in discussione».