Disoccupazione e tagli, un ergastolo
di Gianluca Celentano No, non è un “titolo forte” ma una realtà sotto gli occhi di tutti. Una realtà troppo ingiusta per chi in uno Stato di diritto vuole lavorare o lavora ma anche per chi nel dover condurre a fatica un impresa di servizio pubblico è obbligato a scelte immorali e drastiche. Se prendiamo […]
di Gianluca Celentano
No, non è un “titolo forte” ma una realtà sotto gli occhi di tutti. Una realtà troppo ingiusta per chi in uno Stato di diritto vuole lavorare o lavora ma anche per chi nel dover condurre a fatica un impresa di servizio pubblico è obbligato a scelte immorali e drastiche.
Se prendiamo ad esempio i lavoratori diretti del nostro settore, autisti, conducenti, ci imbattiamo in una cruda realtà, dove chi ha superato la soglia dei 40 anni, non è più collocabile nel mondo del lavoro; sono comunque pochi i giovani assunti per turnover pensionistico. La Regione Lombardia ad esempio, per garantire una risposta efficiente ai cittadini che ogni giorno utilizzano il servizio pubblico, sta facendo i salti mortali nella gestione dei limitati fondi pubblici in un contesto di tagli chilometrici, ma non solo; molto spesso poi, questo genera una giustificata mal interpretazione delle parti in causa, con risultati di malessere, incomprensioni e scarso dinamismo.
Le stesse assunzioni nel comparto trasporto persone sono minate dal medesimo allarme di carenza di fondi e, quel poco che viene offerto è diretto, in barba alle normative europee a chi spesso rientra in un’ età di massimo 29 anni. È assurdo, lo so! Soprattutto se consideriamo che un lavoratore autista con anni d’esperienza può offrire un servizio più attento e, in virtù della sua età non salire eccessivamente nei parametri di anzianità, come avverrebbe con chi è nettamente più giovane.
Quindi, più preparazione e meno costosi spaventa qualcuno?
Proposte defiscalizzare il lavoro – le imprese – ma anche il lavoro over 40 sono state portate in Parlamento ma i risultati non sembrano essere per nulla soddisfacenti. Quindi mi domando, se per effetto di una crisi e di un cambiamento di uno Stato, un lavoratore si è ritrovato senza lavoro continuativo nel 2007, come per i peggiori reati immaginabili è costretto oggi giorno alla disoccupazione a vita? Sono argomenti dolorosi, soprattutto per chi sta vivendo dentro questo vero inferno ma l’ottimismo e la costanza di farsi sentire e valorizzare il proprio settore produttivo e il proprio lavoro e professionalità non devono mai mancare.
Si può cambiare e si può uscire da questa morsa. Tutte le iniziative e le novità di trasferimento urbano, interurbano, regionale e interregionale, fanno ben sperare nell’apertura di tavoli di confronto e quindi di una concertazione chiara e ben definita, sino ad ora azzittita da politiche lontane dalla realtà dei cittadini, lavoratori e disoccupati.
Gianluca l’autista.