De Simon, una storia italiana
di Giovanni Tosi A metà degli anni ’70 le aziende di trasporto erano nel pieno della trasformazione, tra accorpamenti municipalizzazioni ed anche qualche chiusura. Tutto questo nel pieno della crisi petrolifera. La produzione di autobus era ancora affidata ai (tanti) carrozzieri italiani, vincolati spesso ad allestire telai Fiat disponibili in varie taglie che avevano il pregio […]
di Giovanni Tosi
A metà degli anni ’70 le aziende di trasporto erano nel pieno della trasformazione, tra accorpamenti municipalizzazioni ed anche qualche chiusura. Tutto questo nel pieno della crisi petrolifera. La produzione di autobus era ancora affidata ai (tanti) carrozzieri italiani, vincolati spesso ad allestire telai Fiat disponibili in varie taglie che avevano il pregio di utilizzare in alcuni casi componenti di meccanica identici tra un modello e l’altro. Le carrozzerie, invece, erano sempre diverse, ancora troppo diverse.
Per ridurre il magazzino
De Simon decise così di proporre la sua “gamma unificata”, dove qualsiasi autobus a prescindere dal modello potesse montare, con minime varianti, gli stessi componenti principali: parabrezza, finestrini, lamierati, porte, paraurti. L’idea alla base era decisamente interessante, infatti, oltre all’indubbio vantaggio ottenuto già in fase di produzione (si pensi solo ai minori stampi necessari per costruire i particolari od alle omologazioni semplificate) si poteva risparmiare (e far risparmiare) dopo, nella gestione del magazzino. A dire la verità, De Simon era già molti anni che inseguiva quest’idea. Alcuni progetti risalenti addirittura agli anni ’50 prevedevano che le due parti costituenti il parabrezza fossero intercambiabili con i cristalli del lunotto posteriore. E anche negli anni seguenti il carrozziere friulano cercava di mantenere una certa continuità produttiva seppure, talvolta, a scapito della linea.
La gamma interurbana e turistica
Gli autobus interurbani e da turismo andavano da una lunghezza minima di 7,5 metri del Fiat 314/3 ai 12 metri scarsi del Fiat 343L. Le taglie intermedie da circa 9,3 e 10,2 metri prevedevano rispettivamente il telaio Fiat 308 e Fiat 308L, mentre gli 11 metri erano sul tradizionale Fiat 343. Stessa carrozzeria anche per gli ultimi Fiat 306/3 e, dal 1976, per i primi Fiat 370.12.26
La gamma urbana De Simon
Gli autobus urbani andavano da una lunghezza minima di 7,5 metri del Fiat 314 agli 11 metri del Fiat 418 AL, del quale era prevista anche la versione “AC” da 10,2 metri. Dal 1976 gran parte della componentistica veniva utilizzata anche sul 12 metri Siccar 176, poco prima della realizzazione della gamma Inbus. Per avere parabrezza e paraurti intercambiabili tra i vari modelli bisognava portare la larghezza di tutti veicoli ai 2,5 metri standard, quindi anche i veicoli più corti. Ma se per un 418 urbano da 11 metri di lunghezza o per un 343 turistico da 12 era normale, per un Fiat 314 da 7,5 metri la maggiore larghezza poteva essere un problema. E forse è proprio questo il motivo per cui di 418 ne sono stati venduti centinaia in tutta Italia, mentre di 314, si e no, una decina. Inoltre l’estetica non era sempre apprezzata, soprattutto nelle versioni da turismo dove altri carrozzieri sperimentavano linee più moderne e filanti. In ambito urbano, invece, gli autobus unificati venivano apprezzati per la visibilità del posto guida e per la luminosità di tutto l’abitacolo.
La breve vita della gamma unificata
Con la creazione del consorzio Inbus nel 1977 e la progettazione di carrozzerie nuove (che a loro volta utilizzavano componenti unificati) la gamma venne completamente sostituita dopo circa 4 anni, durante i quali poche aziende riuscirono a sfruttare i vantaggi dell’intercambiabilità dei pezzi. Ma anche questa storia serve a descrivere la fantasia e la dinamicità che ha contraddistinto molti carrozzieri italiani: un valore ormai purtroppo perduto per sempre.
Un De Simon sul grande schermo
Nel 1996 un Fiat 370.12.26 De Simon della Petruz di Romans d’Isonzo (GO) è stato utilizzato nel film “Vesna va veloce” di Carlo Mazzacurati, con Antonio Albanese e Silvio Orlando. Vista la sua linea “particolare” e relativamente poco conosciuta, l’autobus voleva rappresentare un mezzo dell’est Europa in viaggio a Trieste. Anche la selleria era stata studiata per ottimizzare i componenti. Sugli autobus extraurbani, ad esempio, una decina di parti di ricambio era sufficiente per riparare qualsiasi sedile: dai più semplici biposto a “panchetta” ai biposto con schienale sdoppiato, con o senza bracciolo, inclusi i sedili singoli.
Carrozzeria De Simon
Fondata nel 1926 da Giovanni De Simon, si specializzò subito nella costruzione di carrozzerie in legno per autobus. Dopo il secondo conflitto mondiale, il figlio Ilvo ampliò la produzione perfezionando l’utilizzo dell’acciaio. Il terremoto del Friuli del 1976 richiese ulteriori sforzi per restare sul mercato ma non impedì la creazione del consorzio Inbus. Dalla fine degli anni ‘80 riprese la collaborazione con Iveco introducendo l’acciaio inossidabile nelle carrozzerie, per poi progettare nuovi veicoli partendo da telai di varie marche. Per oltre una decina di anni collaborò con Scania, fino al 2008 con il suo interurbano “Millemiglia” quando la proprietà aziendale decise di convertire l’attività alla sola vendita di ricambi ed alla riparazione di carrozzerie.