Marino unisce l’Italia. Il racconto di viaggio
Altamura – A Rogoredo montiamo in sella al due piani Van Hool che batte bandiera Marino Autolinee. Ci lasciamo alle spalle una Milano grigia che va di fretta, che corre a testa bassa e beve caffè come chupito. La nostra destinazione è Altamura. La strada è tanta, conviene partire! Il muso piatto e severo del Van […]
Altamura – A Rogoredo montiamo in sella al due piani Van Hool che batte bandiera Marino Autolinee. Ci lasciamo alle spalle una Milano grigia che va di fretta, che corre a testa bassa e beve caffè come chupito. La nostra destinazione è Altamura. La strada è tanta, conviene partire!
Il muso piatto e severo del Van Hool punta a Sud, a bordo siamo poco più di una quarantina e si respira subito, attraverso il musicale dialetto dei miei compagni di viaggio, il colore caldo e croccante della Puglia. La prima sosta è all’Autogrill di Fiorenzuola. Il tempo di un caffè. Si riparte.
L’autostrada del Sole è un biliardo immobile, una striscia grigia d’asfalto dove il Van Hool scivola come una biglia su un piano inclinato. All’interno del double decker belga trovano posto 66 sedute (tutte chaise longue in pelle, doppia imbottitura). «È davvero comodo questo autobus, e guarda che spazio per le gambe!». Lo dice Laura, una signora di 50 anni con un foulard di seta nero e giallo e occhiali da Audrey Hepburn che non toglie mai.
Il Van Hool è nuovo di pacca e sul tachimetro si legge 63.420 chilometri. Insomma, non ha ancora rotto il fiato, come si dice in gergo. Non uno scricchiolio, nessun fruscio. Se non fosse per l’asma secca della signora Teresa, che ci accompagna da Milano a Cesena (povera!), sarebbe stato un viaggio perfetto. Ma a parte i fattori contingenti il tre assi di Marino è davvero una bella bestia. E Anna una signora d’altri tempi, simpatica e con dei sandali in pelle nera e sughero invidiati da tutte le signore del secondo piano.
Alla guida c’è Michele, ha 63 anni, vive a Spinazzola, fa l’autista da 40 anni e dal 1990 è alle dipendenze di Marino. «Faccio sempre le tratte lunghe, in questo periodo ci sono molti pendolari che vanno a trovare i parenti, stanno giù 10 giorni e poi risalgono. Nel periodo estivo, a Natale e a Pasqua? Qui è un manicomio, siamo assaliti dalle richieste. E noi le assecondiamo. Se sono papà? Accidenti, sono nonno: ho 5 nipoti io!». Michele è un (vero) signore, un uomo aggrappato al Secolo Lungo e al suo Samsung analogico che non conosce la parola Internet. Una persona deliziosa, davvero.
Accanto a lui c’è Marco, 46 anni «quasi 47…» che ricorda ancora il primo giorno con la Marino Autolinee, «era il primo dicembre 2008, faceva freddo! Dove vivo? A Chivasso ma sono siciliano». «È un siculo!» chiosa Michele ridendo. «Anch’io sono sposato», riprende Marco, «ho tre figli. L’ultimo, Adriano, ha 4 anni e ha già una grande passione per gli autobus!».
«Senta, vuole sentire una storia che mi è capitata tanti anni fa?», mi dice Marco. Certo che la voglio sentire, rispondo. «Anni fa eravamo a Milano e stavamo caricando dei bagagli sul pullman, a un certo punto una signora mi chiede: da dove si sale? Da qui dietro signora, le rispondo. La signora prese alla lettera quello che le dissi. La ritrovai, infatti, seduta su una valigia…nel vano bagagli!». Marco sorride guardandomi, Michele tira dritto.
Transitiamo a Rimini Sud alle 12.03, l’autostrada si muove come le colline ai nostri lati. Il Van Hool è un maratoneta, testa bassa e il Daf in coda spinge sui pedali. Ci fermiamo alle 12.36 all’area di servizio di Metauro dove, incredibilmente, si mangia davvero bene!
Ripartiamo dopo 20 minuti, precisi e allineati come orologi svizzeri. Il mare spunta alla nostra sinistra, gli ombrelloni sono chiusi e le nuvole sono basse e grigie.
Dal piano alto del Van Hool si gode di una prospettiva diversa e si vede un’Italia che cambia. Certo dall’alto si vedono anche gli inestetismi e le storture, come i camionisti attaccati al proprio Ipad, gli automobilisti che chattano su whatsapp e operai sul ciglio della strada vestiti come villeggianti in spiaggia. Insomma, un’Italia diversa rispetto a quella del 1957: l’anno di fondazione delle Autolinee Marino a opera del mitico Michele, il papà di Gerardo.
La A14 ci scivola sotto i piedi. È come un infinito tapis roulant con un fondo (quasi) impeccabile. A Grottamare sono le 14:12, a Tortoreto Ovest carichiamo due persone, lasciamo Lanciano alle nostre spalle per raggiungere la bella Vasto, qui l’orologio segna le 15:40. L’ultima vera sosta si fa nei pressi di Petaccia Marina da dove si riparte alle 16.20, fuori piove su un mare che vira al verde. Alle 17.37 usciamo dall’autostrada, siamo a Cerignola. Poco dopo imbocchiamo la Sp 77 per poi inforcare la Sp 16 per Bari e prendere la Sp 231, la luce cala e si alza il respiro della sera. A Spinazzola arriviamo alle 18:52, il buoi è denso e inghiotte il Parco Nazionale Alta Murgia che ci corre sulla sinistra. La destinazione è alla portata. Altamura, stiamo arrivando! Si tocca Gravina alle 19.30 e all’arrivo sono le 19.45, precisi!
«L’autobus è tornato ad essere un mezzo di trasporto che piace agli italiani», si legge sui quotidiani. Per noi non è una novità, è sempre stato così grazie ad operatori come Marino che da 60 anni solcano in lungo e in largo non solo la Penisola ma l’Europa intera e hanno consentito a una parte del nostro Paese di rimanere in contatto, di toccarsi. Marino, per esempio, rappresenta, ed ha rappresentato, il filo rosso della dorsale adriatica capace di cucire (e ricucire) rapporti e creare un tessuto di relazioni: famigliari, d’affari, d’amicizia e perché no, sentimentali.
Un grazie sentito va a Gerardo Marino per l’ospitalità, a tutti i suoi collaboratori e, mi sia consentito, in particolare, a Marco e Michele, i due autisti, che mi hanno preso per mano e accompagnato con passo sicuro per quasi 900 chilometri. Grazie davvero. Alla prossima! Roberto Sommariva