Blocco auto diesel: l’Europa e la guerra contro la combustione interna. A che punto siamo?
Blocco auto diesel: motori a gasolio con la data di scadenza? Nei principali paesi europei i motori a combustione interna tradizionali hanno i giorni contati. Regno Unito, Francia, Germania, Olanda, India, Cina: sono tante le realtà in cui la dicitura “Da consumarsi preferibilmente entro” potrebbe calzare a pennello non sono su yogurt e marmellate ma […]
Blocco auto diesel: motori a gasolio con la data di scadenza? Nei principali paesi europei i motori a combustione interna tradizionali hanno i giorni contati. Regno Unito, Francia, Germania, Olanda, India, Cina: sono tante le realtà in cui la dicitura “Da consumarsi preferibilmente entro” potrebbe calzare a pennello non sono su yogurt e marmellate ma anche sui cari vecchi motori diesel, un’invenzione dalla portata rivoluzionaria che, per lo meno in campo automotive, è destinata a cedere il passo. Nel mondo dell’autobus la transizione è già bella che iniziata, e i prossimi dieci anni saranno decisivi. Per quanto riguarda la motorizzazione privata, la politica ha già messo sul tavolo alcune date.
Autobus elettrici, avanguardia di sostenibilità
Nell’arco di pochi anni le flotte di autobus urbani vedranno l’elettrico salire alla ribalta e sostituire in larga parte i veicoli ad alimentazione tradizionale. Lo afferma il rapporto Uitp diramato a inizio anno: in 18 città del Vecchio continente nel 2025 circoleranno un totale di 6.100 bus elettrici, quasi la metà della loro flotta complessiva (più precisamente il 43 per cento). Attualmente, il 98 per cento dei 173mila bus elettrici al mondo circolano sulle strade delle città cinesi, grazie agli incentivi governativi. La flotta europea attualmente conta su 1.300 autobus elettrici.
Auto elettriche, la politica detta i tempi
A partire dal 2040 il Regno Unito vieterà la vendita di nuove vetture con motore a combustione, comprese le vetture ibride. Il blocco totale alla circolazione partirà dieci anni dopo, nel 2050. I piani del governo in questo senso sono ben chiari, e fanno leva su una consapevolezza dell’urgenza della questione ambientale che finalmente sta guadagnando terreno. Finendo, talvolta, per fungere anche da bandiera politica. Gli effetti delle emissioni inquinanti, tuttavia, sono ormai acclarati: restringendo il recinto alla sola Italia, «l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha stimato 34.511 decessi l’anno nel 2005, ridottisi a 32.447 nel 2015, dovuti al particolati fine (Pm 2,5), ovvero l’agente inquinante le cui emissioni sono riscontrabili anche nei motori a combustione interna», si legge nel rapporto realizzato da European House – Ambrosetti con Fs sul futuro della mobilità nel belpaese. Tutta colpa dei trasporti? Certo che no.
I trasporti inquinano così tanto?
Secondo l’Agenzia ambientale europea i trasporti contribuiscono al 14 per cento delle emissioni di particolato (Pm 2,5 e Pm10) e per circa un quarto alla torta delle emissioni totali di gas serra (che sono altra cosa rispetto al particolato, ma giocano un ruolo determinante nella famiglia degli inquinanti). Ma attenzione: focalizzandoci sul particolato, solo la metà di quel 14 per cento è riconducibile agli scarichi. Il 40 per cento deriva infatti dall’usura di freni e gomme. Che, fino a quando le auto non avranno imparato a volare, saranno all’ordine del giorno anche sulle auto elettriche. Gli autobus urbani, da parte loro, «contribuiscono per appena l’otto per cento alle emissioni nocive dei veicoli in città, considerando l’inquinamento prodotto per passeggero per chilometro», riprendendo le parole del direttore Ricerca e innovazione dell’Uitp Umberto Guida. Le stime condotto sul caso inglese parlano di 2,7 miliardi di sterline all’anno che sarebbero risparmiate se i valori di inquinanti fossero drasticamente ridotti. Motivo per cui nel paese si corre ai ripari con progetti che guardano a un futuro privo di motori diesel.
Auto elettriche, Francia e Germania hanno le idee chiare
Guardando oltralpe, il ministro per la transizione ecologica Nicolas Hulot ha annunciato a inizio luglio che la Francia fermerà la vendita delle auto diesel e benzina entro il 2040. Il blocco auto diesel è inserito nel “Piano per il clima” voluto da Macron: prevede una Francia carbon neutral nel 2050. Del resto, attualmente è il Paese europeo in cui si vendono più auto elettriche, e dove ha radici il leader europeo delle zero emissioni Renault. Anche la Germania, nella persona della cancelliera Angel Merkel, sempre quest’estate ha aperto a decisioni volte a un blocco delle auto diesel e benzina entro una ventina d’anni, senza però indicare date precise. Le affermazioni di Merkel aprono a scenari imprevedibili per i grandi gruppi dell’auto tedeschi, ai quali sarà imposta una riorganizzazione radicale.
Cina all’avanguardia in campo di auto elettriche
Diversi paesi sono arrivati prima. L’India ha fissato al 2030 la messa al bando dei veicoli alimentati con combustibli fossili, l‘Olanda ha fissato la deadline al 2025 (e nel paese è in vigore il più importante progetto europeo di flotta di autobus elettrici a ricarica rapida, coi 43 Vdl Citea di Eindhoven). La Cina guida la partita: metà delle auto elettriche vendute l’anno scorso sono prodotte da aziende cinesi. Gli incentivi statali fanno da motore alla loro diffusione, così come spingono la diffusione degli autobus elettrici (settore in cui Byd, che ha recentemente consegnato 23 autobus elettrici in Piemonte, è leader). L’obiettivo fissato da Pechino è elettrificare il il parco circolante del paese almeno dell’11% entro il 2020. Vuol dire quasi 3 milioni di veicoli. Tornando in Europa: Parigi, Madrid, Atene e Città del Messico hanno annunciato il bando dei diesel dal 2025.
Volvo guarda al futuro
Tra i costruttori più lungimiranti, Volvo (già all’avanguardia nel campo degli autobus elettrici) ha già lanciato lo sguardo oltre lo steccato: ogni nuovo modello che verrà lanciato a partire dal 2019 avrà un motore elettrico sotto al cofano, siano esse completamente elettriche o ibride nelle diverse declinazioni del termine. I programmi della casa svedese nell’ambito del blocco auto diesel prevedono il lancio di cinque auto “full electric” fra il 2019 e il 2021 (tre di queste Volvo e due Polestar). La strada da fare è tanta, specialmente nel nostro paese. Enel, per bocca dell’amministratore delegato Francesco Starace, è pronta ad investire «da 100 a 300 milioni di euro nei prossimi tre anni», in favore di un numero di colonnine di ricarica per le auto elettriche che varia «tra 7.000 e 12.000 unità». In Italia, a febbraio 2017, circolavano 6mila auto elettriche. Una cifra impietosa se paragonata, a semplice titolo esemplificativo, alle 500mila Fiat 500 d’epoca che sopravvivono sulle nostre strade.