Autobus elettrici, 650 consegne in Europa nel 2018. Vdl, Solaris e Byd in testa
Il mercato cinese degli autobus elettrici urbani è vicino alla saturazione, per cui i produttori cinesi guardano con sempre maggiore determinazione ai mercati europei ed esteri. Nel frattempo, si prevede che il mercato globale degli autobus elettrici raggiungerà le 160.000 unità consegnate ogni anno entro il 2025 (oggi abbiamo circa 2.200 autobus elettrici in circolazione […]
Il mercato cinese degli autobus elettrici urbani è vicino alla saturazione, per cui i produttori cinesi guardano con sempre maggiore determinazione ai mercati europei ed esteri. Nel frattempo, si prevede che il mercato globale degli autobus elettrici raggiungerà le 160.000 unità consegnate ogni anno entro il 2025 (oggi abbiamo circa 2.200 autobus elettrici in circolazione in Europa e circa 400.000 in tutto il mondo, il 99% dei quali in Cina). Nel 2018, in Europa gli autobus elettrici consegnati sono stati circa 650 (esclusi i filobus). Il 10 per cento dei quali in Italia, dove il mercato elettrico 2018 si è chiuso a quota 60 autobus (equamente ripartiti tra Solaris e Byd).
Questi sono solo alcuni dei numerosi dati forniti dai ricercatori di Interact Analysis durante un webinar, tenutosi ieri mattina, intitolato “The European Electric Bus Market: Industry Outlook”.
Autobus elettrici, le prospettive per il 2025
Nel 2017 le città cinesi hanno ricevuto il 99% degli autobus elettrici consegnati in tutto il mondo. Una quota che, secondo le previsioni di Interact Analysis, dovrebbe scendere drasticamente all’80% entro il 2025. In quell’anno, le unità consegnate in tutto il mondo saranno circa 160.000. Aspetto interessante: il mercato degli autobus elettrici interurbani crescerà fino a raggiungere una quota del 31 per cento, lasciando agli autobus urbani (che oggi rappresentano la totalità del mercato) il restante 69 per cento. Novità di peso arriveranno dall’India, che ha il potenziale per diventare il secondo più grande mercato degli autobus elettrici, come sottolineato da Interact Analysis.
Autobus elettrici, un mercato guidato politicamente
Come è noto, il passaggio al trasporto pubblico elettrico è legato a imperativi e finanziamenti pubblici. Parigi guida la transizione con un obiettivo di 4/5 autobus elettrici su 4.500 entro il 2025. Barcellona vuole una flotta elettrica all’8% entro il 2024. Londra punta a un parco autobus a emissioni zero nel 2037, Bruxelles ha lo stesso obiettivo ma con deadline anticipata al 2030. A Goteborg, entro il 2025, il 95% dei trasporti sarà basato su fonti di energia rinnovabile.
Mercato degli autobus elettrici, VDL e Solaris in testa. In Europa
Guardando ai principali produttori di autobus elettrici, uno sguardo ai volumi di vendita in tutto il mondo vede cinque produttori cinesi nei primi cinque posti: sono Yutong, Byd, Zhongtong Bus, Crrc, Foton. Escluso il mercato cinese, il grafico è composto da Byd, Proterra, Yutong, Vdl, Solaris.
Guardando all’Europa, dove nel 2018 sono stati consegnati circa 650 autobus elettrici, Vdl appare, secondo i risultati di Interact Analysis, il leader di mercato nel settore degli autobus elettrici di peso superiore alle 6 tonnellate (esclusi i filobus). L’azienda olandese “stimolata dalla forte domanda interna, ha quasi raddoppiato il numero di autobus elettrici consegnati nel 2018 rispetto all’anno precedente”, ha sottolineato il ricercatore di Interact Analysis Rueben Scriven. Facciamo un paio di esempi: i 43 autobus elettrici forniti a Eindhoven nel 2017 e i 100 autobus consegnati a Connexxion (Transdev) nel 2018 per le tratte intorno all’aeroporto di Schipol. In ogni caso, VDL è marcata da vicino da Solaris: i due produttori detengono rispettivamente una quota di mercato del 15 e del 14%.
Byd, con Adl è il leader di mercato
Byd (che di recente ha salutato l’uscita del 50.000esimo autobus elettrici dalle linee di produzione), invece, “ha visto nel 2018 una forte riduzione della sua quota di mercato rispetto all’anno precedente. Ma, tuttavia, il costruttore è entrato in nuove città più di qualsiasi altro produttore di autobus elettrici in Europa”. E, comunque, sommando la quota di mercato dell’11% raggiunta dalla sola azienda cinese alla quota di mercato del 9% di Adl – Byd, abbiamo un brillante 20%. Le consegne di Volvo Buses dovrebbero raddoppiare nel 2019 rispetto al 2018, dato che la Svezia sta spingendo con forza la transizione verso autobus a emissioni zero. Il nuovo impianto di elettromobilità di Irizar, inaugurato nel 2018, rivela piani davvero ambiziosi (come dimostra la capacità di 1.000 veicoli all’anno).
Un sacco di incumbent
I big europei stanno arrivando: citare Mercedes (gli eCitaro si stanno contendendo con Solaris i 250 elettrici di Atm Milano), Man e Scania dovrebbe essere sufficiente per dare un’idea. Ma grandi sfide vengono dall’est: Yutong in primis “ha il potenziale per guadagnare quote nel mercato europeo degli autobus elettrici”, mentre in Cina gli ordini (che nel 2017 erano più di 100.000 autobus elettrici) dovrebbero diminuire. Interact Analysis sottolinea che il mercato degli autobus elettrici urbani, in Cina, è prossimo alla saturazione. Ma c’è ancora spazio per una crescita nel mercato cinese interurbano.
È interessante notare che, tornando al quadro europeo, il numero di città che scelgono la ricarica rapida combinata con quella notturna in deposito sta diminuendo, mentre aumenta la scelta della ricarica solo in deposito. Una delle ragioni, secondo i ricercatori di Interact Analysis, è il fatto che Byd è entrato in diverse città nel 2018. E il produttore cinese fornisce, appunto, solo l’opzione di ricarica notturna.
Una variabile chiamata neodimio
Il ricercatore di Interact Analysis si è concentrato sui rischi legati alla fornitura di neodimio, che “rappresenta uno degli elementi chiave all’interno dei motori a magneti permanenti, che sono attualmente il tipo più utilizzato sui veicoli commerciali elettrici a batteria. Più dell’80% della fornitura mondiale di neodimio proviene dalla Cina”. Così, “il prezzo e la disponibilità dei motori a magneti permanenti potrebbero essere influenzati se la Cina decidesse di limitare la fornitura di neodimio, come ha fatto in precedenza nel 2011”.