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di Gianluca Celentano (conducente bus)

L’anno appena concluso sembrerebbe aver gettato le basi e le risorse per un trasporto pubblico moderno, sostenibile e sicuramente migliorato nel suo servizio quotidiano; questo apprezzamento lo si può rilevare anche nelle statistiche di vendite dei biglietti e nei capoluoghi più trafficati, Milano in testa, da una maggior preferenza nell’uso del mezzo pubblico; tuttavia, i costi dei primi risulterebbero talvolta eccessivi per sole poche fermate di bus.

Tra riforma pensionistica e giovani assunzioni

C’è anche più lavoro ma gli over 40 specializzati rimangono penalizzati. Il turn over pensionistico iniziato quest’anno è stato percepito all’interno delle rimesse come una liberazione per molti conducenti anziani ma al tempo stesso un certo scetticismo è stato rilevato in altri conducenti, forse poco convinti sulla bontà della riforma pensionistica. Tuttavia i pensionamenti hanno aperto le porte a nuove assunzioni di giovani under trenta, dei quali va però ricordata la difficoltà nel reperirne con i giusti requisiti, e questo in virtù soprattutto dei costi da sostenere per conseguire le patenti.

Penalizzati i conducenti quarantenni

I più penalizzati nel mestiere di conducente di linea rimangono, come si può immaginare, i quarantenni, cioè coloro che nonostante anni di esperienza al volante e una grande voglia di mettersi di nuovo in gioco sul lavoro, sono costretti ad una disoccupazione ingiusta soprattutto dopo le moderne riforme dettate dal job act e la messa in discussione del RD 148, che come sappiamo pone un limite a 29 anni. Se ne parla poco di questa fascia di disoccupati ma per fortuna nel discorso di fine anno il Presidente della Repubblica non li ha voluti dimenticare, soffermandosi sul tema lavoro durante i suoi dieci minuti di discorso.

Le aziende si difendono

Le aziende, dal canto loro, garantiscono una par condicio nelle selezioni del personale, e con una certa diplomazia giustificherebbero la scelta al lavoro dei conducenti più “giovani” per sole necessità contributive; tuttavia al di là degli sgravi si aggiunge un altro fattore, ossia la possibilità di “educare a loro piacimento” gli autisti senza esperienza. Una scelta penalizzante e poco corretta dal punto di vista morale, sicuramente impensabile in altri tempi e alla quale si aggiungono anche le barriere sanitarie di preassunzione con verdetti irrevocabili e spesso opinabili e contradditori tra gli stessi enti clinici. A fronte comunque di concreti segnali di ripresa è da sottolineare l’impegno di Autoguidovie e della Seta, probabilmente prime in Italia, che con coraggio hanno abbracciato un rinnovamento strutturale nel rapporto tra autista e azienda; un cambiamento improntato sulla meritocrazia in sinergia tra personale viaggiante e direzione d’esercizio.

Flixbus, contratti nazionali, sindacati

Ma l’anno trascorso ha evidenziato e sottolineato anche la necessità di più sicurezza del personale alla guida e messo altresì in evidenza le normative poco chiare e contraddittorie sui servizi in “franchising”, se vogliamo usare questo termine, come quello offerto da Flixbus. Oggi infatti, discutendo con diversi conducenti, sembrano essere più le disposizioni imposte dal Codice della strada a regolare la vita del conducente, rispetto al contratto di lavoro sottoscritto tra autista e azienda; spesso infatti quanto sottoscritto, non rispecchia esattamente la realtà lavorativa; un’incongruenza questa, poco costruttiva e di scarsa motivazione per gli autisti, che non vedono quella qualità decantata dai vertici. Sul tema, in ogni caso, va segnalata la firma di un protocollo tra Flixbus e le parti sindacali, avvenuto proprio in chiusura d’anno. Ultimo aspetto di criticità nel mondo della lunga distanza: la concorrenza tra autisti italiani ed extra Cee; un argomento molto caldo che magari tratteremo più avanti.

Un noleggio massacrato dai dazi

Ho notato, per obiettività di cronaca, una grande spaccatura tra gli esercenti privati del noleggio, e questo nonostante le loro rimostranze risultino spesso le stesse. A tal proposito, ho voluto scambiare qualche parola con Adriano Bosio, presidente dell’associazione di categoria FAI (che si occupa di servizi di noleggio compreso anche quello automobilistico) il quale mi conferma l’allerta per una politica lontana e poco competente sul lavoro dei bus da noleggio. I dati sono sconcertanti, se pensiamo che a Venezia l’ingresso di un autobus può sfiorare i 600 euro e a Firenze i 400; ma anche Milano fa la sua parte, almeno dopo l’introduzione a fine 2017, di un dazio di 100 euro per ogni passaggio sul capoluogo lombardo; ma quel che più irrita gli esercenti privati è la disparità nelle condizioni di trattamento quando ad essere messe a confronto sullo stesso servizio sono le aziende partecipate e quelle private. L’utilizzo ad esempio dei bus di linea per i collegamenti tra scuole e piscine, piuttosto che delle deroghe a hoc per le municipalizzate, sono solo alcuni dei punti di conflitto e di ricorsi presentati nelle opportune sedi.

Piano bus e possibili rimedi

A Roma è stato toccato il fondo dopo che la giunta Raggi ha interdetto l’ingresso dei bus nella città eterna, offrendo in alternativa, alle sole società residenti nel capoluogo, la possibilità di una sorta di lascia passare annuo pari a circa trentamila euro per autobus, per ottenere l’ingresso turistico illimitato. Come si può immaginare, questa decisione dal sapore un po’ propagandistico, si è però ripercossa sugli investimenti delle società di noleggio ma anche sui contratti precari e non rinnovati ai loro dipendenti. Ma Bosio della FAI, con il suo impegno, ha voluto avanzare anche delle proposte verso un sistema miope alle necessita del comparto e tra queste, la possibilità di recuperare almeno i costi sulle accise del gasolio, come avviene del resto per il settore merci ma anche, continua Bosio, per una regolamentazione diversificata e derogata sull’ impegno di guida tra autisti di autobus e camion. Mi ricorda nel suo discorso, che le aziende partecipate oltre a ricevere delle sovvenzioni pubbliche, incassano anche il 10% di rimborso sul carburante, oggi più che mai un costo molto incisivo nei preventivi di noleggio e che spesso si traduce in una fastidiosa concorrenza low cost tra privati e dove a rimetterci oltre al guadagno del conducente sono le aziende più attente e minuziose. A tutto questo quadro poi, bisogna aggiungere i fastidiosi controlli senza tregua che le polizie locali effettuano sui bus, e che troppo spesso hanno più il sapore di sicuri incassi piuttosto che di una reale prevenzione.

Il 2017 e la via da seguire

Sono in molti a domandarsi se “regionalizzare di più il lavoro e i contratti” potrebbe risultare una buona scelta, in un settore che vive situazioni uguali ma realtà completamente diverse. C’è ancora molto da lavorare e il 2017 ha probabilmente indicato sola la via per muoversi con una nuova luce; il titolo di migliori interpreti per un cambiamento reale ed unito non spetta alle tante parole di un politico di turno ripetute in qualche talk show pre-elettorale ma semmai al coraggio di tutto il comparto, donne e uomini che questo lavoro lo svolgono con passione e professionalità tutti i giorni sia nel noleggio, sia nel trasporto pubblico locale.

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